MINIMA DEVOTIO - Centro di documentazione e raccolta sulla devozione

Minima Devotio

SCHEDA N.1 B   ( a cura di Paola Dalli )
MARIA: FIGURA, IMMAGINE E MODELLO DELLA CHIESA
L’IMMACOLATA DEL BURRINI E QUELLA PROVENIENTE DA VERGIANO

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Giovanni Antonio Burrini, L’Immacolata con i santi Petronio e Dionigi, olio su tela,1685.
Collocazione: Monghidoro, parrocchiale di Santa Maria Assunta, museo.

La pala seicentesca di Giovanni Antonio Burrini, raffigurante l’Immacolata con i santi Petronio e Dionigi Areopagita, appartiene alla fase dell’evoluzione di questo modello iconografico sviluppatosi nel periodo postridentino e diventato dominante.

Già alla fine del Trecento, tuttavia, nell’iconografia oltremontana, si erano sviluppati quei motivi che diventeranno canonici per l’immagine definitiva dell’Immacolata, cioè la Donna e il drago tratti dal capitolo 12 dell’Apocalisse.

La Donna dell’Apocalisse è vestita di sole, ha la luna sotto i piedi ed è coronata da 12 stelle. È incinta e il figlio neonato è minacciato dal drago fin dal momento in cui esce dal senso materno. Il racconto ha evidenti radici antropologiche comuni ad altre culture, espressione della riflessione umana sul permanente combattimento tra le forze della vita e della morte, del bene e del male. Lo scrittore sacro - come del resto in altri casi - ha attinto alle espressioni presenti nelle culture a lui note per enunciare la propria visione. Ugualmente l’immagine della donna coronata di 12 stelle, ornata dal sole e dalla luna, è presente nelle culture del Medio Oriente antico, in cui rappresenta “la regina del cielo”, le dee dell’amore (Inana, Afrodite, Venere). Più esattamente, rappresenta la dimensione cosmica dell’amore, creatore di vita, in tutte le sue forme. I teologi di Israele non sono stati del tutto estranei a questa visione: la tematica della donna partoriente e del figlio promesso da Dio è una delle tematiche centrali del messaggio biblico.

Non è possibile nei limiti di una scheda illustrare i passaggi che dalle simbologie e teologie dell’Antico Testamento hanno portato alla Donna dell’Apocalisse; mi limito ad una sintesi delle conclusioni condivise dagli esegeti contemporanei.

La Donna, “fulgida come il sole”, come la sposa del Cantico dei Cantici, raffigura il popolo di Dio, quindi la Chiesa. La luna, che regola il tempo, è sotto i suoi piedi, perché la Chiesa vive già nell’eternità di Dio. La sua vittoria è simboleggiata dalla

corona, attributo tanto del vincitore quanto della sposa. La corona è formata da 12 stelle, simbolo tradizionale delle 12 tribù di Israele e dei 12 apostoli, quindi del popolo di Dio nella sua completezza. Popolo che, tuttavia, vive ancora nella storia: la

situazione di una chiesa perseguitata si concretizza nell’immagine del drago pronto a divorare il bambino appena nato, “subito rapito verso Dio e verso il suo trono”. Come il termine “Donna” indica un collettivo - il popolo di Dio - così anche “il figlio

maschio” generato dalla Donna indica un collettivo. Non si parla della nascita di Gesù a Betlemme, ma delle conseguenze dell’evento pasquale, in seguito al quale i cristiani vengono innestati su Cristo, diventano sue membra e templi dello Spirito

Santo. Formano un unico corpo, di cui Cristo è il capo e i cristiani le membra. Sono chiamati ad entrare in questa nuova creazione, risusciteranno con Cristo. È questo “figlio”, il Corpo di Cristo, generato dalla Donna/Chiesa.

Torniamo allora a riguardare la Pala del Burrini.

Inserisce la Madonna/Chiesa in una dimensione celeste, sulle nubi. È simbolo della Chiesa che schiaccia con il piede il drago, il serpente demoniaco e celebra la vittoria sul male. Ai tempi in cui fu scritta l’Apocalisse erano le persecuzioni e i rapporti

molto difficili con l’impero romano, il mondo greco e le autorità giudaiche; poi il male verrà individuato nell’avanzata delle armate turche musulmane; nell’Ottocento e nel Novecento, nell’abbandono della fede da parte di tanti fedeli.

La veste bianca splendente indica la presenza divina e la raggiera di luce che discende dallo Spirito Santo - rappresentato dal simbolo suo proprio, la colomba librata in volo - parla della nascita virginale di Cristo, della sua natura umano/divina

(vedi introduzioni). Nel ventre rigonfio di lei è presente Cristo, che vive come nascosto nella comunità dei credenti; le mani in preghiera rappresentano la docilità ed obbedienza alla volontà di Dio. La giovinezza e il velo sul capo indicano il suo essere

sposa di Cristo (allude alla velatio del rito nuziale romano), mentre i capelli sciolti, che si indovinano sotto il velo, nell’antichità erano portati solo dalle donne non sposate e indicano perciò la sua verginità (vedi Introduzione B). La luna è raffigurata,

come generalmente avviene, come mezzaluna, con le punte rivolte in su, simbolo di purezza dalle radici precristiane; a volte le punte sono in giù, a indicare il trionfo di Cristo sul male e sulla morte.

Un “convegno di santi” sotto l'immagine di Maria è in Italia l’iconografia più comune, in relazione all’Immacolata, dalla seconda metà del XV secolo. Moltissimi artisti, infatti, rappresentarono quella che è chiamata la ‘Disputa dell'Immacolata Concezione’. La Vergine è librata in aria o inginocchiata o seduta sulle nuvole mentre in basso un’assemblea di Dottori, teologi e santi, in rapporto col culto mariano, discutono sulla concezione di Maria.

Nel quadro del Burrini si tratta di San Petronio, patrono di Bologna, e di San Dionigi Areopagita, martire, vescovo di Parigi.

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Attribuita dubitativamente a Giovanni Breviglieri. La Madonna seduta su una nube appare a san Petronio e a due chierici. Olio su tela. Anni 30 del secolo XVIII. Collocazione: Monghidoro, parrocchiale di Santa Maria Assunta, locale adiacente
alla sagrestia. Già pala d’altare di s. Alessandro di Vergiano.

Anche la pala d’altare che era collocata a Vergiano appartiene al modello iconografico dell’Immacolata che fa riferimento alla Donna dell’Apocalisse. La Vergine è seduta su un trono di nubi, contornata da un’aura dorata; sotto i suoi piedi la mezzaluna e intorno al suo capo la corona di 12 stelle. Le sue vesti, tuttavia, hanno i colori canonici della iconografia della Madre di Dio. Sotto di lei il ”convegno” con San Petronio e due chierici; sullo sfondo, delle torri di Bologna.

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