MINIMA DEVOTIO - Centro di documentazione e raccolta sulla devozione
SCHEDA 20 ( a cura di Paola Dalli )
LE “MADRE DI DIO CHE MOSTRA LA VIA” E “ DELLA TENEREZZA.
MADONNE IN TRONO - LE MADONNE NELLA VALLE DEL SAVENA
Fra le tante immagini mariane che sono venerate nelle chiese della valle del Savena illustriamo in questa scheda quelle che fanno riferimento ai modelli iconografici di base della “Madre di Dio”. Rimandiamo ad altre successive schede le varianti
“Madonna del Rosario”, “Madonna del Carmine” e “Madonna della Cintura”. Facciamo un’eccezione presentando anche le due pale d’altare di S. Martino di Trasasso, pale che appartengono al modello iconografico delle “Sacra Conversazione”.
Altre immagini della Valle del Savena sono state presentate in schede già pubblicate: Cfr. Scheda 18 (Madonna del Buon Consiglio di Anconella) e 19 (B.V. di Monghidoro).

Fig.1.Giovanni della Robbia (bottega di), Madonna con il Bambino e SanGiovannino, 1469-1530,
terracotta policroma. Fine secolo XVI. Collocazione:
Vergiano, chiesa di S. Alessandro papa (attualmente presso il Museo Parrocchiale di Monghidoro)
LETTURA DELL’IMMAGINE
La statua appartiene al modello iconografico della “Madre di Dio che mostra la Via”, nella variante che la mostra a figura intera e non a mezzo busto. Sia la Madre che il Bambino sono in posizione frontale e guardano verso il fedele. Sono entrambi coronati, secondo una pratica diffusasi nel corso del Cinquecento, soprattutto per impulso dei cappuccini.
Postura di Maria. Tiene il Figlio sul braccio destro e lo indica con la mano sinistra. Il suo sguardo è mesto: allude alla consapevolezza della croce.
Postura di Cristo. È seduto sul braccio destro della madre come su un trono. Con la mano sinistra tiene un rotolo, simbolo della Bibbia e quindi della Rivelazione che con lui giunge a compimento. Con la mano destra benedice. Appare adulto nel volto e
nell’espressione.
Postura della mano benedicente di Cristo. Le prime tre dita alzate indicano le tre persone della Trinità. Le due ripiegate ed unite simboleggiano le sue due nature, umana e divina.
Colore delle vesti di Maria. Come nella tradizione occidentale successiva al XIII
secolo il mantello è blu, simbolo dell’umanità di Maria; la veste è rossa, simbolo di
divinità, come la fascia dorata intorno alla scollatura. Significa che Maria, nella sua umanità, ha contenuto la divinità del Verbo.
Nudità di Gesù. L'iconografia del Gesù Bambino nudo si diffuse in particolare nell'arte rinascimentale; la nudità evoca la condizione di Adamo ed Eva prima del peccato originale, quando vivevano in uno stato di perfetta innocenza e armonia con Dio. Indica la perfetta natura umana e divina di Cristo.

Fig. 2. Madonna con il Bambino, venerata sotto il titolo di Madonna della neve.
Olio su rame, metà Seicento. Collocazione: Madonna dei Fornelli, santuario parrocchia della Madonna della neve.
LETTURA DELL’IMMAGINE
L’iconografia appartiene a quella della “Madre di Dio della tenerezza”. È il modello che più accentua la natura umana di Cristo esprimendo il particolare rapporto di tenerezza, dolcezza ed intimità intercorrente fra la Madre e il Figlio, come nell’esperienza comune: la Madonna piega la testa verso il bambino ed il bambino verso la madre; le due teste si toccano; il bambino abbraccia la madre ed ha lo sguardo fisso in lei.
Vesti di Maria. Vedi immagine n.1.
Sguardo di Maria. È pensoso, rivolto all’infinito. Secondo la tradizione, infatti, questo modello coglie il momento in cui il Figlio rivela alla Madre il mistero della sua futura Passione.
Veste di Gesù. Coerentemente con la tradizione occidentale, è bianca. Il bianco è il colore della luce divina, in riferimento alla Trasfigurazione e alla Risurrezione. Indica la natura divina del Figlio.
LA ”SACRA CONVERSAZIONE”. FIG.3 e 4.
Vedi anche scheda 3.Questa iconografia, che dal XV secolo ha avuto un’ampia diffusione, soprattutto nelle pale d’altare, è una trasformazione rinascimentale della pala d’altare gotica con Madonna e santi in forma di polittico. Rappresenta la Madonna in trono, circondata
da santi, che sembrano rivolgersi a lei come in una “conversazione”. Non è un dialogo reale, ma un colloquio silenzioso e spirituale, in cui l’atteggiamento dei santi è modello per quello dei fedeli in preghiera davanti all’immagine. Le figure sono
collocate in uno spazio unitario, in una dimensione “celeste”, dimensione che i protagonisti hanno raggiunto. Sono simbolo della Chiesa celeste, cioè della Chiesa che già si trova in cielo. In passato veniva chiamata la “Chiesa trionfante”. È chiamata cosi rispetto alla condizione della Chiesa sulla terra e nella storia, che viene chiamata “Chiesa militante”.

Fig. 3. Elisabetta Sirani, Beata Vergine con il Bambino e i santi Martino, Sebastiano, Antonio da Padova e Rocco. Olio su tela, 1655. Collocazione: Trasasso, parrocchiale di S. Martino, pala dell’altare maggiore.
Si tratta di una delle prime opere della pittrice bolognese di cui si abbia documentazione.
Maria è raffigurata seduta sulle nuvole, a significare il Cielo in cui si trova, come nel quadro del Crespi (fig. 4).
Per i colori della sua veste, la nudità di Gesù e il suo gesto benedicente, vedi figura 2.
Sotto di lei, in evidenza, San Martino, titolare della chiesa, in abiti liturgici episcopali. Dietro di lui e a destra i tre santi taumaturghi, invocati durante malattie e pestilenze. S. Antonio da Padova, con la tonsura, in abiti francescani, con il libro in
mano (Sacra Scrittura, sapienza) e il giglio bianco (purezza), suoi attributi iconografici. San Rocco, protettore degli ammalati, identificabile dai suoi simboli: il bastone (in forma di croce) e il cappello del pellegrino, il cane ai suoi piedi e la piaga sulla gamba, simbolo della peste. S. Sebastiano, ritto in piedi a destra, con la freccia, strumento del suo martirio e simbolo della peste.

Fig. 4. Luigi Crespi, Madonna in trono con il Bambino e i santi Filippo Neri e Vincenzo de’Paoli, 1761. Olio su tela. Collocazione: Trasasso, parrocchiale di S. Martino, altare laterale.
Maria è raffigurata come una giovinetta, vestita di bianco e con il mantello blu, come
nell’iconografia dell’Immacolata. Gesù è nudo (vedi sopra) e tende la mano verso San Vincenzo de’ Paoli. Questi, con stola e cotta bianca, è inginocchiato e guarda verso l’alto. Tiene il cappello in mano, forse per indicare la sua opera tesa ad organizzare e strutturare le opere di carità. Ai suoi piedi, il libro delle Costituzioni, la legge fondamentale che regge la vita delle famiglie vincenziane. A sinistra, seduto, San Filippo Neri indica la Madonna con la sinistra e tiene nella destra un rosario formato da granì di colore rosso, simbolo della passione di Cristo. Fra i due, gigli bianchi, simbolo di purezza.
Cfr. anche Domenico Cerami, Tre dipinti di Luigi Crespi tra Grizzana e Trasasso, in “Savena Setta Sambro”, 53 (2017), pp 133-151.
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