MINIMA DEVOTIO - Centro di documentazione e raccolta sulla devozione
SCHEDA N. 6 ( a cura di Paola Dalli )
LA MADONNA “CHE INDICA LA VIA” (ODIGITRIA) - LE “ MADRE DELLA CONSOLAZIONE”:
LA MADONNA DELLE VITTORIE DI PIAZZA ARMERINA
Il modello iconografico detto della “Madre della consolazione” è una variante di “Madonna che indica la Via”. Il titolo del modello compare tra il XV e il XVII secolo, molto diffuso nel mondo greco-cretese e slavo; le sue caratteristiche, tuttavia, erano già presenti nei secoli XII-XIII, nell’ambito monastico cipriota e del monte
Athos. In questo modello i volti dei personaggi sono vicini, fino a ricordare il tipo della “Tenerezza”. Il Bambino non è seduto in posizione statica, ma, oltre a contorcere il busto, agita le gambe, nude dal ginocchio in giù. Alcune tavole, affreschi e mosaici riconducibili a questa variante sono presenti in Italia fin dai secoli XIII-XIV.
I visitatori di Minima Devotio sono accolti da una stampa che recita: “In questa casa non si bestemmia, non si parla male, non si lavora alla festa” concludendo con l’invocazione “B. V. Maria proteggeteci”. Incorniciata da queste parole veglia l’immagine di una Madonna abituata più ai campi di battaglia che ai focolari domestici: quella della Madonna delle Vittorie di Piazza Armerina, in Sicilia, appartenente al modello di cui stiamo parlando.
Secondo la tradizione, nell’anno 1060, durante la dominazione araba in Sicilia, il papa Niccolò II avrebbe donato al normanno Ruggero d’Altavilla un vessillo di tela raffigurante l'effigie di Maria col Bambino, come protezione soprannaturale nelle
battaglie contro i saraceni. Riconoscente per le vittorie attribuite all’intercessione della Vergine, il Gran Conte normanno avrebbe donato alla città di Plutia (oggi Piazza Armerina), strenuamente difesa dagli arabi e da lui liberata, il vessillo ricevuto dal
Papa. In realtà si tratta di una icona bizantina dipinta su una tavola ricoperta da un supporto di tela. La datazione di quest’opera è incerta; si può comunque asserire che l’immagine esistesse già prima del XV secolo, perché già rappresentata in un affresco della locale chiesa di San Pietro. Studi comparativi con immagini simili presenti in Sicilia e con sigilli degli Altavilla, di cui era considerata il palladio (immagine sacra protettrice di un territorio, portata anche in battaglia), la fanno risalire alla seconda metà del XIII secolo.


Maria Santissima delle Vittorie,
Piazza Armerina (Enna), cattedrale.
Madonna con il Bambino. Stampa litografica,
prima metà sec. XX. Collocazione:
Loiano, centro di documentazione Minima Devotio.
Il disegno della stampa ricalca in maniera sostanzialmente fedele quello dell’icona.Lo sfondo è d’oro, simbolo della dimensione divina, perché incorruttibile.
Postura di Maria. Coerentemente con il modello delle Odigitria, è in posizione frontale e guarda verso il fedele. Mostra il Bambino con la mano destra, ma non lo sorregge con il braccio sinistro, come nella maggioranza delle icone di questo modello, ma con entrambe le braccia.. Il suo aspetto è ieratico, l’espressione assorta. Come in tutte le icone orientali ha gli occhi grandi e la bocca piccola, non solo per i canoni antichi della bellezza, ma perché rimanda al Vangelo di Luca che nota come Maria custodisse e meditasse in silenzio nel suo cuore gli avvenimenti e le parole che
riguardavano Gesù. Nella stampa, occhi e bocca sono di dimensioni normali.
Postura di Cristo. È seduto fra le braccia della madre come su un trono. Guarda versoil fedele; è in posizione frontale, ma torce il busto e agita le gambe. Questi due particolari lo avvicinano al modello delle “ Madonna della Passione” (cfr. Madonna del Perpetuo soccorso) e esprimono il turbamento per la premonizione della Passione. Le gambe e le braccia scoperte rimandano all’abbigliamento dei servi: significa che Gesù è venuto per servire (Lavanda dei piedi). Appare adulto nel volto e nell’espressione.
Colore delle vesti di Maria. Come nelle icone orientali, i colori sono invertiti, rispetto a quelle occidentali. Il mantello di Maria è color porpora, segno di regalità, ma anche colore del sangue, simbolo della sua umanità. La veste azzurra indica la divinità del Bambino che ha portato nel grembo: Maria viene quindi rappresentata con un abito esterno rosso e uno interno blu, a rappresentare il fatto che ha portato la divinità (Gesù) nella sua umanità. L’arco formato dalle pieghe del manto, disegnato sotto la figura del Bambino, sta ad indicare il cielo che si dona alla terra.
Colore delle vesti di Cristo. È avvolto in ampio mantello rosso, fermato da una larga fascia dello stesso colore. Il rosso è simbolo di regalità e umanità, perché è il colore del sangue. Ma il rosso acceso rimanda anche al sangue versato sulla croce e si collega al turbamento espresso dalla postura agitata. Sotto il mantello spunta una veste bianca cosparsa di fiori: allusione al “paradiso” (parola derivante dal persiano antico che significa giardino), di cui Cristo apre le porte con la sua Passione.
Le scritte. Sopra le spalle del Bambino e della Madre ci sono due decorazioni rosse a pastiglia probabilmente aggiunte dopo, che riportano l’acronimo che sta per “Meter theou”= Madre di Dio: Mr a sinistra e Oni a destra.
Le immagini negli angoli in alto. Gli arcangeli Michele e Gabriele.
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