Lungo le vie

  Probabilmente l’uomo devoto vive la sua vita come un perenne pellegrinaggio. Lungo i labirinti della topografia accidentata che affronta nel quotidiano cammino, ad ogni variazione di percorso, ad ogni bivio, ad ogni passaggio, o ponte, o guado, ad ogni confine o soglia, egli è costretto a compiere una scelta, un passo determinante, ed è lì che a tratti affiora la labile coscienza di procedere di pari passo verso una meta “altra” a lui destinata. E’ come se questi luoghi, per una qualche loro misteriosa proprietà “liminale,” nel chiamare l’uomo ad una scelta, sia pur molto pragmatica e terragna semplicemente utile al suo trafficare quotidiano, lo costringessero a porsi l’interrogativo ultimo: dove sto andando?

   E’ forse da questa infinitesimale pulsione escatologica che nasce l’uso di esporre immagini sacre lungo le vie, a proteggere chi deve affrontare quei passaggi. Prima di tutto le vediamo sulla soglia di casa, dove sembrano riprodursi simmetricamente sulle porte delle abitazioni vicine formando quasi una cintura protettiva che difende il quartiere o il borgo; poi, subito oltrepassata questa cintura, il ritmo delle esposizioni si allarga: ai confini dei campi. ai crocicchi, ai ponti, alle fontane, ai passi...quali tappe di pellegrinaggi reali, o ideali, tracciate lungo un cammino che da quotidiano e concreto si fa simbolico.

  Anche i luoghi “negativi” delle cadute reali, degli incidenti, vengono “seganti da un’immagine”, e così individuati come “stazioni”, momenti di sosta e di meditazione lungo una via crucis perpetua.

    Esporre immagini sacre lungo le vie sembra quindi sia una esigenza che nasce da impulsi religiosi profondi e forse comuni a tutta l’umanità.

    Il deciso sviluppo popolare, quasi di “massa”, della tradizione di esporre immagini si ebbe all’inizio del ‘600, da molti interpretato come una risposta popolare alla catechesi controriformista. La Controriforma non solo giustificò ma addirittura sostenne la bontà di un “culto” per le immagini sacre, in risposta all’austerità, se non addirittura agli eccessi iconoclasti della “eresia” luterana. Con questo rivalutò in chiave cristologica alcune forme di devozione popolare che avevano le loro radici in immemori comportamenti –diciamo così – primordiali, che, se non controllati, avrebbero portato verso deviazioni idolatriche e pagane.

    E’ nel quadro di tale impostazione religiosa che nella nostra regione prese avvio agli inizi del ‘600 la fortunata produzione di immagini mariane e santorali in ceramica, probabilmente anche sollecitata da una particolare “richiesta di mercato”, ampliatosi per l’uso di esporre immagini a proteggere la soglia di casa dal grande flagello: la peste che a quelle date contagiò tutta l’Europa.

BIBLIOGRAFIA  EDICOLE VOTIVE

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